“Mai una Gioia!” perchè scriverlo o dirlo fa male

 

"Mai Una Gioia!!"

Qualche volta vi sarà sicuramente capitato di imbattervi in questa esclamazione navigando sui social fra i vari status di facebook  o magari ascoltando una conversazione, in brevissimo tempo infatti questa espressione utilizzata dai giovani si è prepotentemente diffusa nel panorama linguistico dell'italiano medio.

Bene, quello che può sembrare un semplice intercalare da parte di chi lo scrive o lo pronuncia è in realtà un atto rafforzativo di un pensiero negativo che tende a radicarsi profondamente all'interno del pensiero del singolo individuo.

In effetti " Mai una Gioia!"  rappresenta la specularità linguistica di un sentimento di pessimismo collettivo che sempre più si sta diffondendo nell'occidente contemporaneo in cui  i sistemi valoriali, economici ed ideologici vengono costantemente messi in dubbio dalla crisi economica e sociale che stiamo attraversando.

Ma perchè allora è importante allenarci a non cadere in esclamazioni pessimistiche?

Forse molti non sanno che la nostra mente opera dei processi molto particolari secondo i quali più volte  verbalizziamo o scriviamo un particolare concetto o sentimento e maggiormente esso tende a diventare una convinzione all'interno della struttura profonda della nostra mente.

Ripetendo come mantra determinati  pensieri abbiamo effettivamente il potere di  portare la nostra esistenza sul livelli esistenziali altissimi o sprofondarla nel più cupo degli abissi. Questo assume un ruolo ancora più significativo e a tratti grottesco quando desideriamo rendere tali pensieri collettivi condividendoli con gli altri attraverso i social.

Su questi nuovi mezzi di comunicazione tutti esprimono il loro pensiero scavando profondi solchi attraverso le proprie affermazioni . Contemporaneamente  vanno a disgregarsi sempre di più  i luoghi veri della collettività dove si vive si parla e ci si confronta, luoghi dove una semplice affermazione come: "Mai una Gioia!" può essere  confutata e sbaragliata da un interlocutore.

A tal proposito il noto filosofo  Zigmund Bauman  durante una intervista sulle trappole celate dai social sosteneva:

"Passiamo in media più di sette ore al giorno davanti a un display. Eppure la vita vera resta quella offline. Però l’online ci affascina perché rende tutto più facile. E’ una via di fuga dai problemi reali, permette di creare più facilmente legami e relazioni. Ma attenzione: allo stesso modo, è molto più semplice spezzare questi legami. Non serve più neppure dirlo; basta ignorare l’altro, smettere di rispondere."

Mai una Gioia!!

forse è un'affermazione che può rivestire un senso se  associata alla all'intervento di Bauman.        Se trascorro 7 ore davanti ad un display  o ancor peggio se i miei legami umani possono essere spezzati con un clic sul tasto RIMUOVI DAGLI AMICI, dove posso trovare la gioia?

Bisogna essere educati alla gioia, o studiare nel comprenderla; si perchè la gioia nasce con noi e ci accompagna durante la nostra evoluzione.

Da bambini siamo portati a ridere e a sognare, ma poi in un modo o nell'altro, per alcuni questo meccanismo si spezza. In molti casi gran parte dei sogni e dei castelli costruiti in aria durante la fanciullezza vengono demoliti dalla vita, come è giusto che sia. Crescendo si fanno i conti con la realtà ci sono alcune vittorie e molti fallimenti, grandi conquiste e numerose perdite.

Per trovare la gioia (quella vera)  bisogna in primo luogo essere disposti alle perdite, solo chi è sconfitto saprà costantemente reinventarsi e solo chi perde qualcosa o qualcuno saprà davvero il suo valore, perchè siamo essere umani e il nostro peccato originale è quello di non saper dare il vero valore a ciò che si ha.

E a questo punto che si prospettano i due approcci alle avventure e disavventure della vita che generano delle relative personalità:

  1. quello di colui che sa trovare la gioia nella propria vita, anche nelle piccole cose nonostante le incertezze, le difficoltà, attivando un sistema di pensiero propositivo.
  2. quello di chi si piange addosso attribuendo spesso la causa dei suoi fallimenti, le sue perdite e la sua tristezza ad altri:  agli amici, ai familiari, alla società, alla vita e a Dio, prefigurando così un modello distruttivo.

Secondo numerosi studi di carattere antropologico, psicologico e sociologico questa è la società che maggiormente si è lamentata nel corso della storia,  utilizzando una forma dialettale romanesca potremmo addirittura affermare che l'Homo Sapiens del terzo millennio è un "PIAGNONE".

Esattamente  un PIAGNONE ho detto bene!!

Ci stiamo rammollendo e questo  comporta la diseducazione alla gioia, eppure la nostra filosofia occidentale è densa di teorie che attingono proprio all'importanza della ricerca della gioia nella vita del singolo individuo.

Dall'Ethos del Trascendimento dell'antropologo Erneto De Martino all'Inno di Beethoven; dalla lettura panteistica di Dio nel francescanesimo all'Alpinismo Eroico di Bonatti c'è solo una cosa di cui tutti abbiamo bisogno per essere davvero felici:

"L'uomo ha bisogno di sognare per salvarsi"

                                                                   Walter Bonatti

Ma sognare vuol dire progettare e saper nutrire una visione nella vita di tutti i giorni, comprendere l'infinità di preziose relazioni che intercorrono tra tutti gli elementi viventi e non viventi di questa terra, dalla mattina in cui apriamo gli occhi.

Per comprendere tutto questo sarebbe utile gettarsi a capofitto nella filosofia, anche i meno avvezzi a certe letture troverebbero nei classici un' infinita quantità di materiale relativa ai concetti sopracitati.

Non smetterò di scriverlo in questo articolo: EDUCHIAMOCI ALLA GIOIA

Cerchiamo di comprendere l'Anima Mundi di cui parlava Platone nel Timeo per accorgerci che tutto il mondo in cui viviamo non è che un immenso macrocosmo in movimento e noi non siamo che piccole  cellule che interagiscono fra loro per un bene collettivo: l'uomo, il cervo, la mela, il filo,  d'erba, la formica, la roccia, il fiume.

Impariamo quotidianamente a comprendere tali connessioni per celebrare la maestosità del mondo che ci circonda, comprendendo che la gioia è li che risiede, e che i nostri piccoli fallimenti o perdite sono alcune volte necessari perchè ogni meccanismo possa continuare a funzionare.

Questa visione strutturalista dell'interpretazione del mondo è comune a tutte le culture, leggendo attentamente i Veda o il Mahabarata, antichissimi testi sacri della cultura indiana sotto una certa interpretazione il Brahman non è poi così distante dalle interpretazioni Platoniche della natura o dal concetto di Uno nel sistema filosofico di Plotino.

« Questo universo è un animale unico che contiene in sé tutti gli animali, avendo una sola Anima in tutte le sue parti. »

Se per qualcuno la lettura do Platone o Plotino rimane un pò difficile o noiosa, consiglio un esperimento molto più semplice, prendetevi un pomeriggio libero affittate la prima trilogia di Star Wars, guardatelo con attenzione e terminata la visione iniziate a riflettere sul concetto di "Forza" di cui parlano i Cavalieri Jedi:

"Illuminati noi siamo non questa materia grezza"

                                                                             Maestro Yoda

Forse molti non lo sanno ma nella stesura originaria di questa opera cinematografica si è attinto moltissimo al Ramayana e altri testi sacri della filosofia dello Yoga e dell'Induismo, che  come i filosofi precedentemente citati indagano sulla natura del mondo e l'armonica interazione fra ogni singolo essere animato e inanimato.

Occorre tenere bene gli occhi aperti per trovare la gioia ed educarci con finezza nel saperla ricercare, la gioia ci conduce verso una via di liberazione della sofferenza e del dolore.

Per fare questo è necessario incontrare e dialogare con i nostri lati oscuri, nel Buddismo Tibetano esiste una forma di meditazione avanzata chiamata Chod in ci il praticante visualizza con attenzione tutti i sentimenti negativi che durante questa pratica vengono visualizzati proprio come dei demoni e come tali li affronta guardandoli negli occhi senza paura.

Come gli anacoreti Himalayani dovremmo essere in grado di affrontare i nostri dolori e le nostre paure per imparare a trovare la fonte di gioia pura. Saper  essere forti e determinati per nuotare nei fiumi delle avversità,  essere gentili durante la nostra esistenza seppur con piccoli gesti, sorridere nei nostri lutti, perchè la la morte è parte integrante della vita, e ci rende immortali ogni volta che ci troviamo inermi a contemplarla.

Spinoza nella sua "Etica" affronta con toni sublimi il tema della gioia definendola come la più potente arma che le umane passioni possano conferire all'uomo, essa permette di comprendere l'amore e la sintonia con il mondo circostante.

Per Spinoza la gioia è una forza trainante che concede all'uomo il coraggio e la forza di compiere imprese e gesta che vanno ben oltre le sue capacità.  E per fare questo, è necessario che si applichi quotidianamente in una sorta di "allenamento mentale" che gli possa permettere di sviluppare un certo atteggiamento psichico volto ad un ottimismo costruttivo.

Come per i Cavalieri Jedi di Star Wars, per Spinoza gli ostacoli per il raggiungimento della gioia sono la PAURA e la TRISTEZZA.

Partendo dunque da questo articolo che ha cercato un pò di demolire una certa visione pessimistica della realtà iniziamo quotidianamente ad esercitarci alla ricerca della gioia nelle sue piccolissime ed invisibili forme.

Iniziate dalla vostra colazione, magari mettete la sveglia cinque minuti prima, provate ad assaporare ciò che state mangiando, orientate la vostra mente sul QUI ED ORA, anche se dopo vi aspetta una dura giornata in ufficio o un'esame all'università.

Prestate attenzione ai vostri sensi, ascoltate gli odori, date importanza a ciò che vedete, nel consueto tragitto in cui uscite di casa e vi recate a fare la spesa, osservate le foglie di un albero, o le sfumature policrome di una nuvola.

Guardate i cani che scodinzolano, gli adolescenti che ridono, ascoltate il vostro respiro, imparate a dialogarci; imponetevi ogni giorno di trovare qualcosa di veramente bello nel vostro microcosmo che sia la perfetta geometria di un fiore di ciliegio o la saldatura di un tombino.

Esercitatevi ad essere felici per due motivi essenziali

  1. Ve lo meritate (e ripetetelo come un mantra).
  2. è semplice, basta poco, vi occorre solo essere curiosi e ricavare la gioia dalle cose più piccole, anche in un semplice cioccolatino.
  3. Indagate sulla forma della gioia, rendetevi conto che è legata alla natura dei vostri desideri ed aspirazioni. Cercate di creare nella vostra vita una sorta di decrescita felice, partite dai piccoli obbiettivi e gioitene, non ponetevi traguardi irragiungibili, imparate ad ottenere minuscoli risultati, passo dopo passo.
  4. una volta che avete capito come fare siate illuminati, restituite gioia, con un gesto di gentilezza per esempio, o con un sorriso  (un sorriso o un gesto fatti nel momento giusto possono anche salvare delle vite. Un bel film, "il sapore della ciliegia" parla proprio di questo)

Per trattare un tema così importante sarebbe necessario sviluppare argomentazioni sostanziose in un vero e proprio saggio, spero tuttavia di aver fornito degli elementi minimi per far trovare un pò di gioia in più nella vita quotidiana a chi sostiene di non incontrarla MAI!!!

E per chi fosse curioso di comprendere meglio gli argomenti trattati, ed imparare a vedere la bellezza che questo mondo ha da offrirci potete seguirci nei percorsi antropologico esistenziali che sviluppiamo con la nostra Associazione Antropostudio.

Spero terminando questo articolo di aver portato un pò di forza ed ottimismo a chi in questo momento ha bisogno di un aiuto per guardare la vita sotto una prospettiva più luminosa.

                                         Dott. Damiano Tullio