Idealizzazione e Condanna, cerchiamo capire perchè un giovane runner è morto per l’aggressione di un orso e perchè è inutile l’abbattimento.

Idealizzazione e Condanna, cerchiamo capire perchè un giovane runner è morto per l'aggressione di un orso e perchè è inutile l'abbattimento.

Condannare e Idealizzare spesso è più facile che comprendere.
Purtroppo nelle ultime ore si sta scrivendo troppo ed impropriamente di una grave tragedia che inevitabilmente ha dato vita a due netti schieramenti.
Credo sia giunta l’ora di esprimere un mio pensiero, per il lavoro che svolgo e le lunghe ricerche campo realizzate riguardanti proprio il rapporto antropologico fra i grandi predatori appenninici e la popolazione.
Tratterò punto dopo punto alcuni aspetti che secondo me debbono essere presi in considerazione riguardo quello che è accaduto.
1. Gli orsi in Trentino: ci sono alcune aree montane in cui la presenza antropica è davvero molto forte, il Trentino è proprio uno di questi casi.
Per il turismo estivo ed invernale la presenza umana si è sempre più allargata andando ad affollare delle nicchie ecologiche estremamente complesse, gli impianti di risalita rappresentano il più grande problema, poiché consentono un accesso a tratti insostenibile in alcune aree.
Va inoltre ricordato che il pascolo d’alta quota rappresenta un fattore di massiccia antropizzazione di alcune aree.
Proprio per questo intorno agli anni 80 erano supravvissute circa due coppie di Orso Bruno che si muovevano nell’area dell’Adamello Brenta.
Un numero insignificante in un territorio vastissimo…. Vastissimo per noi però, non per gli spazi che occorrono ad alcune specie per la ricerca di cibo e riparo.
Intorno al 98 inizia il virtuoso progetto Life Ursus che prevede un reinserimento di diverse unità proprio una questa area, con successo negli ultimi anni la presenza di Orsi Bruni in questo territorio supera le 80 unità.
In un territorio così saturo di presenza umana è inevitabile l’incontro con il
Plantigrado che in alcuni casi non disdegna aree densamente popolate dove è facile trovare cibo.
Il contatto avviene molto spesso, io stesso su un sentiero di discesa dopo aver percorso una salita alpinistica sul Piccolo Dain ho incrociato una femmina con due cuccioli che mi hanno attraversato da molto vicino.
2. L’Etlogia.
Ogni specie ha un suo specifico comportamento, e gli orsi hanno alcuni aspetti che sono fondamentali da considerare.
Non amano entrate in contatto e competizione alimentare con altri soggetti, e quindi hanno bisogno di territori molto vasti.
I singoli individui che si avvicinano a luoghi antropizzati, non sono soggetti più furbi, ma sono soggetti che preferiscono evitare quel livello di competizione e si trovano costretti a trovare delle soluzioni secondarie per accedere alle risorse di cui hanno bisogno.
Partendo da questo dato è facile comprendere che anche gli orsi più confidenti non hanno piacere nel trovarsi a contatto ravvicinato con l’uomo. Eppure questo avviene molto spesso.
Qualcuno avrà già detto: e allora il virtuoso Abruzzo?
Chiarisco subito, i nostri orsi si chiamano appunto Marsicani perché sono una sottospecie che si è evoluta per millenni in una nicchia ecologica completamente diversa, la ricchezza botanica del territorio ha determinato un adattamento peculiare dei soggetti dal punto di vista etologico e morfologico, in questa nicchia il ruolo stesso dell’uomo e della transumanza sono stati determinanti ed essenziali per la sopravvivenza di questa specie.
3. Numeri Umani e aree interdette
La popolazione umana presente sulle montagne trentine è circa tre volte superiore a quella Marsicana.
In termini statistici quindi è molto più probabile in faccia a faccia con ‘orso in aree densamente popolate.
Ma il grande problema consiste nella mancanza di aree di riserva integrale in cui la presenza umana è totalmente interdetta (almeno in momenti delicati dell’anno come questo).
4. Orsi Problematici
Esistono? Certamente che ne esistono e la recente perdita di Juan Carrito nelle nostre montagne ne è la testimonianza. Non sono orsi aggressivi, non sono orsi Killer, sono solo soggetti che per apprendimento o debolezza comportamentale hanno scelto una nicchia ecologica diversa, quella adiacente alle aree densamente antropizzate.
Sopravvivono soprattutto raccogliendo frutta e ortaggi coltivati, ma non disdegnano qualche assalto ai pollai.
Perché sono problematici? Perché questa vicinanza alle aree abitate può dar vita ad incontri ravvicinati.
5. il Problema della Comunicazione
Ogni specie ha un suo linguaggio, e per comprenderne i sottili significati non basta una vita. Gli orsi hanno un vocabolario molto complesso fatto di piccoli dettagli, spesso muoverci nel modo sbagliato puo innescare reazioni pericolose.
Analizzando la tragedia questa potrebbe essere la risposta all’aggressione.
Un orso non ama il contatto diretto con l’uomo e vuole avere tutto il tempo necessario per allontanarsi soprattutto se sta predando una tana di insetti in un tronco o sta strappando qualche tubero dal terreno. Camminare lentamente in montagna ci da la possibilità di far elaborare con calma all animale tutto quello che sta accadendo.
La corsa purtroppo potrebbe determinare il fattore principale di questa aggressione, l’orso impegnato nelle sue faccende potrebbe aver interpretato come una aggressione l’avvicinamento da parte del corridore.
Di essenziale importanza sono le ore in cui svolgiamo certe attività, nelle ore dell’alba e del tramonto gli animali sono particolarmente attivi e suscettibili a questi faccia a faccia con l’uomo.
Spesso quando l’animale si avvicina non lo fa con l’intento di aggredirci, ma con quello di spaventarci, i rituali comportamentali dell’orso sono facili da comprendere, ma è la risposta che deve essere precisa basata spesso sulla sottomissione, ed in un faccia a faccia molto ravvicinato rispondere all’aggressione con aggressività può essere letale, cosa che invece funziona benissimo a distanza in cui il gesto intimidatorio o la voce alta generalmente fa fuggire l’orso a gambe levate. Proprio perché ha spazio e tempo a disposizione per evitare il contatto ravvicinato.
6. Abbattimento
Una giovane vita è stata spezzata, nulla potrà mai risarcire o alleviare questa perdita.
Ogni giorno si muore e nella nostra mente cerchiamo di dare soluzione, colpevolezza e spiegazione alla perdita, ce la prendiamo anche con Dio quando perdiamo qualcuno che amiamo, figuriamoci se non dovremmo prendercela con un’orso che a differenza di Dio è in carne ed ossa e a disposizione per essere crocifisso fisicamente e mediaticamente proprio in questi giorni di Pasqua.
Ma non è questa la soluzione, in natura non esiste la legge dell’occhio per occhio, ma la legge della sopravvivenza.
La giusta domanda sarebbe: alcuni soggetti problematici sono idonei ad una corretta sopravvive e coesistenza in determinate aree antropizzate?
La risposta è no, non tutti i soggetti lo sono.
L’abbattimento è la risposta?
Assolutamente no
Dino Buzzati sosteneva che ad ogni morte di un orso l’essere umano diventa più povero e triste.
L’orso è un animale archetipale fondamentale nella comprensione della nostra evoluzione in natura, ci ricorda chi siamo e da dove veniamo.
7. Soluzione all’Abbattimento?
Ovvio chi se ne occupa lo sa… ma non se ne parla. Perché richiederebbe denaro.
La creazione di aree faunistiche recintate, in cui collocare in condizioni di semilibertà gli individui problematici.
Altrove accade, gli stessi orsi problematici diventano risorse per lo studio dell’etlogia, per creare nuove prospettive nella comprensione della loro gestione.
Quello che il Trentino deve capire è che il selvatico se gestito adeguatamente è una risorsa per l’evoluzione virtuosa di un territorio.
Ma per comprendere questo bisogna capire che gli insuccessi stessi fanno parte di una enevitabile evoluzione, se si vuole raggiungere la consapevolezza ed il bene comune.
Ho scritto di getto, senza rileggere. Perdonate quindi eventuali errori, ma dovevo scrivere di getto per evitare un trasporto emozionale che inevitabilmente mi coinvolge quando scrivo o parlo di animali che fanno parte della mia vita.
Spero che queste parole siano utili per una maggiore comprensione del problema, evitando i qualunquismi che invadono la rete in queste ore.
Damiano Tullio